Tensione e preoccupazione in queste ore
al Parlamento tedesco, chiamato a votare se fornire o meno aiuti militari nell’operazione anti-Isis che finora
ha coinvolto in maniera massiccia solo Russia e Francia. Una decisione di
massima importanza che la Germania è costretta a prendere per dare una risposta
definitiva alle richieste di aiuto che la Francia ha lanciato all’Europa a
seguito degli attentati dello scorso 13 novembre. Jet tornado per voli di
ricognizione, una fregata, la Sachsen (nave da guerra corazzata), in ausilio
del portaerei francese Charles De Gaulle per un totale di 1200 uomini: questo
il contributo militare che la Germania potrebbe mettere a disposizione a
sostegno dell’operazione militare nel Mediterraneo orientale, con un costo
complessivo di 134 milioni di euro all’anno.
Se andasse in porto, sarebbe senza dubbio
la più grande azione bellica all’estero che la potenza tedesca ha compiuto
negli ultimi decenni. Basti pensare che per le missioni in Afghanistan sono
stati impiegati poco meno di mille soldati. “Due anni fa non avrei mai
immaginato che saremmo finiti in questo abisso”, ha annunciato il ministro
della Difesa Ursula von der Leyen in
una trasmissione televisiva, svelando che la Germania è tra i Paesi nel mirino
dello Stato Islamico.
Recenti sondaggi dimostrano che il 45%
dei tedeschi si dice favorevole all’intervento militare in Siria contro un
cospicuo 39% che si batte contro “un vortice di cui non si conosce bene il
fondo”. Il presidente dell’associazione dei servizi armati, Andre Wuestner,
riflette, infatti, sul fatto che si tratterebbe di un’operazione che “mira a
colpire obiettivi non ben definiti” e avverte che “si stanno gettando le basi
per un conflitto che potrebbe durare ben oltre dieci anni”.
Certo è che l’Europa, e la Germania con
essa, non sembra disposta a subire passivamente le conseguenze di una guerra
silenziosa, condotta attraverso attentati inaspettate ed azioni violente, e a
piegarsi sotto i colpi di una potenza, l’Isis, che aggredisce il Vecchio
continente sconvolgendone non solo la quotidianità, ma anche il commercio, il
turismo e l’economia in generale. È necessario, dunque, dare una risposta
decisa al problema del fondamentalismo islamico. Jet inglesi sono già stati
lanciati all’esplorazione del territorio siriano lo scorso giovedì 26 novembre,
mentre 650 soldati tedeschi sono già partiti per il Mali a sostegno dei 1500
belligeranti francesi. Ma le armi basteranno davvero a risolvere la crisi
d’identità culturale europea che ha fornito tante braccia criminali al fantasma
Isis?
Anna Rita Santabarbara
(4 dicembre 2015)