La
notizia che due dei quattro operai italiani rapiti in Libia nel luglio dello
scorso anno potrebbero essere stati uccisi dai miliziani del sedicente Stato
islamico ha fatto gelare il sangue in tutto il nostro Paese.
I
quattro lavoravano nella città di Sabratha, che è considerata una vera
e propria roccaforte dell'ISIS in Libia; si pensa che molti esponenti di spicco
delle autorità cittadine siano collusi con gli islamisti e stiano sfruttando
l'occupazione del sedicente Califfato per arricchirsi con diversi traffici
illegali che riguardano principalmente petrolio, armi ed esseri umani.
Le
autorità della città libica avrebbero coperto per oltre un anno la presenza
dell'ISIS nel loro territorio perché molte delle famiglie più importanti
sarebbero in affari con lo Stato islamico; molte delle personalità di Sabratha
sono divise tra fedeltà al loro Paese e traffici illeciti e lucrosi con gli
uomini del Califfato. La Libia attualmente sta vivendo quello che è forse il
periodo più difficile della sua storia, divisa in due tra governo
islamista a Tripoli e governo filo-occidentale a Tobruk, intere aree sono state
conquistate dagli uomini in nero del Califfato e gli unici a trarre beneficio
di tutto questo caos sono trafficanti e signori della guerra senza scrupoli.
Vista
la situazione di instabilità politica ed economica del Paese nordafricano, sono molti gli
occidentali che sono stati rapiti e tenuti come ostaggi da gruppi islamisti in attesa del pagamento di un riscatto. I quattro
italiani sarebbero stati rapiti da miliziani islamisti e poi usati come scudi
umani durante un bombardamento aereo della coalizione internazionale; due di
loro sarebbero stati uccisi perché ritenuti scomodi dopo il bombardamento
statunitense del 19 febbraio.
Proprio
dopo il bombardamento statunitense le autorità di Sabratha avrebbero deciso di
denunciare tutti quelli che in qualche modo facevano affari con l'ISIS e quindi
per gli islamisti non era più conveniente trattenere ostaggi.
Un’altra
fonte invece dice che gli ostaggi sarebbero morti durante un trasferimento; il
convoglio sul quale viaggiavano sarebbe stato colpito durante un blitz delle
forze di sicurezza libiche e nessuno degli occupanti sarebbe sopravvissuto.
Le
notizie sono ancora molto frammentarie e intanto in tutta la Libia continuano i
combattimenti; per ora, in assenza di prove certe, il nostro Ministero degli
Esteri non ha voluto divulgare troppe notizie per non fare aumentare ancora di
più l'angoscia dei famigliari dei nostri connazionali rapiti.