Siamo
oramai alla metà di settembre, e tutte le scuole sono ricominciate. Tuffi al
mare, divertimenti, risate, uscite fino a tardi, notti passate a guardare film
sul PC e mattine trascorse a ronfare… tutto finito: il trantran di studio-interrogazioni-ansia-sveglia-alba
riparte. Orde di ragazzini assonnati, con sul viso abbronzato espressioni
corrucciate e con uno zaino colorato in spalla, varcano le porte delle aule che
fino a giugno costituiranno il loro incubo peggiore. Be’, come dimenticare la
sensazione dell’estate che passa in un soffio? Nove mesi infiniti trascorsi a
penare, poi tre mesi che sembrano lunghi quanto un giorno, e si riparte… come
prima più di prima.
Insieme
al nuovo anno scolastico, tuttavia, si riapre una polemica vecchia come il
mondo.
È giusto
che i ragazzi inizino le lezioni alle 8 o giù di lì? La comunità scientifica ha
più volte espresso le proprie riserve sull’argomento: per rispettare le
esigenze biologiche degli studenti bisognerebbe creare orari più consoni.
Paul
Kelley – professore della rinomata Università di Oxford – è categorico: gli
studenti britannici perdono 10 ore di riposo alla settimana, e ciò è un gran
danno poiché sta a significare che soffrono di una deprivazione di sonno pari a
quella di un medico dopo un lunghissimo turno di 24 ore. Ciò, ovviamente,
costituirebbe un disagio cronico.
L’ideale,
almeno per l’illustre studioso, sarebbe il seguente.
Ragazzi
tra gli 8 e i 10 anni: inizio delle lezioni dalle 8:30 in poi.
Ragazzi
di 16 anni: inizio delle lezioni alle 10.
Ragazzi
di 18 anni: inizio delle lezioni alle 11.
I
ritmi circadiani dei ragazzi, dice Kelley, sono ritardati, rispetto a quelli
degli adulti, di un paio d’ore. La scuola, insomma, inizia troppo presto: a
quell’ora sarebbe meglio dormire ancora.
Inoltre,
va menzionata la passione degli adolescenti per la tecnologia. Chi si
addormenta senza avere tra le mani uno smartphone o un tablet? La produzione
della melatonina – ormone che stimola il sonno – viene gravemente compromessa
dalle luci dei dispositivi sopracitati… ed ecco che arriva l’insonnia, con
tutti i problemi a essa collegati.
Per
ora, affinché si scopra veramente e in modo completo l’orario corretto di far
entrare i nostri figli a scuola, Kelley e alcuni colleghi, in collaborazione
con l’Università di York e la Harvard University, stanno conducendo analisi sul
campo. Risultati attesi per il 2018, almeno secondo le prime indiscrezioni.
Ricordiamo
che la regolazione dei ritmi circadiani del sonno sarebbe un toccasana per
concentrazione e memoria; dormire poco sarebbe, difatti, la probabile causa di
problemi più o meno gravi… annoveriamo, tra questi, stanchezza, spossatezza,
ansia, frustrazione, ipertensione, comportamenti aggressivi e a rischio, abuso
di alcol e droghe e aumento di peso.
Dormiamo
poco, aggiunge Kelley, ma chi paga il prezzo più alto sono i nostri ragazzi.