Ancora alta la tensione in New Jersey. Questa mattina le
forze dell’ordine hanno rinvenuto altri otto ordigni pronti ad esplodere. Non è
stato comunicato il luogo esatto in cui si trovavano tre delle otto bombe. Le
altre cinque, invece, erano concentrate nella zona della stazione ferroviaria
della città di Elizabeth. Uno degli
ordigni è esploso mentre un robot degli artificieri tentava di disinnescarlo,
senza provocare, fortunatamente, alcun ferito. A chiamare la polizia due
netturbini che avevano trovato il pacco sospetto all’interno di un sacco in un
secchio della spazzatura. In particolare, a catturare l’attenzione pare siano
stati dei fili elettrici che fuoriuscivano da un tubo. E la polizia ha
confermato che si tratta proprio di una “tube bombe”, ovvero di un ordigno
rudimentale realizzato con tubi idraulici. I fili, invece, non erano collegati
ad alcun cellulare o timer presente nella zona. Altre quattro bombe, invece,
erano pronte per saltare in aria nei pressi di un ponte ferroviario vicino alla
stazione stessa. La zona non è molto distante dall’aeroporto di Newark.
Gli ordigni sono stati rintracciati a meno di 48 ore di
distanza dagli altri due esplosi sabato. Il primo nel New Jersey, lungo il
percorso di una gara, poi cancellata, organizzata per i Marines che avrebbe
visto non meno di 5.000 spettatori. Il secondo nel quartiere Chelsea di
Manhattan, che ha ferito 29 persone. Il tutto a pochissime ore di distanza
dall’arrivo di Obama a New York, assieme al nostro premier Matteo Renzi e ad
altri 191 capi di Stato per partecipare oggi, lunedì 19 settembre, prima ad un
summit sui rifugiati e poi ad una riunione dell’Assemblea generale
dell’ONU.
Nonostante la cautela e la moderazione con cui gli Stati
Uniti stiano gestendo la situazione, è ormai chiaro che dietro questo percorso
minato vi sia un disegno ben preciso. Il quotidiano americano “CNN” parla di
“atti terroristici” nella forma, anche se sottolinea che “eventuali legami con
il terrorismo devono ancora essere verificati”. "Non
ci sono minacce credibili al momento alla città di New York da parte di alcuna
organizzazione terroristica”, ha affermato ieri a tal proposito il sindaco
della città, Bill De Blasio. “Tuttavia le prime indicazioni ci fanno capire che
questo è stato un atto intenzionale".
La gravità della situazione è comunque testimoniata dal fatto
che per indagare sull’ordigno esploso a Manhattan sia stata chiamata un’unità
di “Terrorism Task Force”, ovvero di un gruppo di funzionari federali, dello
Stato di New York e locali specializzati proprio in investigazione
terroristica. “Faremmo meglio a essere molto duri”, commenta il candidato alla
Casa Bianca Donald Trump, mentre la democratica Hilary Clinton si è mantenuta
su posizioni più moderate. “Preghiamo per le vittime e attendiamo che le
indagini facciano chiarezza”.
L’ISIS, dal canto suo, ha rivendicato l’attacco di un uomo
che sabato pomeriggio ha ferito 8 persone con un coltello in un centro
commerciale del Minnesota. Si tratterebbe, di un “suo soldato”, ha chiarito il
califfato. Le forze di polizia americane, tuttavia, stanno ancora accertando la
veridicità di queste affermazioni.