Benvenuti al Sud con Un
paese quasi perfetto, l’esordio da regista di Massimo
Gaudioso che dirige Silvio Orlando, Fabio Volo, Carlo Buccirosso,
Miriam Leone e Nando Paone.
La vicenda si svolge a Pietramezzana, un paesello
inventato arroccato sulle montagne lucane dove la chiusura della miniera che
dava lavoro ai suoi abitanti ha ridotto la popolazione a 120 abitanti che ora
sono disoccupati. Il sogno di Domenico Buonocore (Silvio Orlando) è quello di
ridare vita al paese favorendo l’apertura di una fabbrica; a dargli una mano
l’impiegato di banca Nicola (Carlo Buccirosso) e il disoccupato Michele (Nando
Paone). Ma l’apertura della fabbrica ha un impedimento: per la sua apertura ci
vogliono almeno 200 abitanti e l’avere un medico in servizio permanente al
paese. Ma nessuno vuole trasferirsi a Pietramezzana.
Per una coincidenza capita
in paese l’opportunità di trattenere Gianluca Terragni (Fabio Volo), chirurgo plastico
milanese; a questo punto Domenico mobilita tutto il paese per trattenere il
medico oltre il mese previsto e fanno di tutto per assecondare i gusti di questo
medico: dai gusti culinari (adora il sushi) a quelli sportivi (ama il cricket),
fino a quelli femminili chiedendo alla bella Anna (Miriam leone) di avvicinarsi
al medico e di prestarsi al gioco degli inganni, ma lei rifiuta di collaborare.
È questa la simpatica trama di Un paese quasi perfetto di Massimo Gaudioso, già sceneggiatore di
film di successo. Il film è un po’ il remake de La grande seduzione, commedia degli equivoci del francese Jean-François
Pouliot, una rivisitazione italiana di questo film sia pur adattato alla realtà
italiana che, ultimamente, ama narrare al cinema la provincia come luogo dove
si focalizzano tutti i problemi dell’Italia.
Il film è una gradevole commedia, anche se è
l’ennesima variazione sul tema trattato in Benvenuti
al Sud: tratta problemi seri, come il pregiudizio e la disoccupazione, e li
racconta con toni leggeri da commedia agrodolce che ora va tanto di moda. Tra
una battuta e l’altra vengono messi in risalto temi come la perdita della dignità
quando non si ha lavoro e il desiderio di riscatto di territori italiani spesso
dimenticati dalle istituzioni. Questa è la nota positiva del film che trasmette
un bel messaggio: in un mondo di maschere sociali, per ritrovare sé stessi
bisogna raggiungere uno scopo nella vita.
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